Category Archives: in italiano

Mille Miglia

Mille Miglia

Mille Miglia

versione italiana di One Too Many Mornings, di Bob Dylan, 1964

Per la strada un cane abbaia ed il giorno si fa scuro
E la notte buia scende come un’ombra sopra il muro
Il silenzio sbatte contro i suoni della mente
Dietro ancora un altro giorno e mille miglia di niente

Dagli incroci dei miei passi si offuscano i miei occhi
E penso ancora a quella stanza che ci abbracciava i pomeriggi
E guardo la strada le insegne ed i passanti
Dietro ancora un altro giorno e mille miglia di rimpianti

È un inquieto sentimento che non cerca il tuo consenso
Quando quello che io dico per te non ha più senso
Dalla tua parte tu hai ragione io invece dalla mia
Dietro ancora un altro giorno e mille miglia sulla via.

E’ tardi

E’ tardi

E’  tardi

(marzo 2005)

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Chitarra elettrica: Omar Ferlini

Capotasto al II tasto (La maggiore)

Sol Do Sol
La serata finiva stancamente un maggio strano
Sol Do Sol
Passato senza lasciare una canzone
Do Sol
Gli offrirono una paglia disse non fumo
Re Do Sol
Ma guarda che strana situazione

Notte di fari che allungano le ombre
Notte senza bottiglia né sbadiglio
Notte senza adii né risposte
Notte da contare ogni sbaglio

Ma sei il bar ti chiude sulla schiena
E la strada è di un cane che ti guarda strano
Forse sei solo uno straniero che si è perso
È a casa e né così lontano

Cosa serve un rosario di stelle nelle notti
Che non hai nemmeno voglia di pregare
Si getta un pensiero fra i passi
Ma si può soltanto camminare

Do Sol
Scrisse una lettera da non spedire
Re Do Sol
È tardi per dirti quello che ho da dire
Ma lascio questa casa e questo viale
Non credo che ci sia scelta migliore

E tutti dicevano sei in ballo devi ballare
Ma come si fa senza musica né voglia
Tanto vale andare un po’ più avanti
L’unico sbaglio è volersi riposare

E la notte non è una coperta
Serve per cercarsi nelle tasche ancora un po’
Ma tirava fuori solo una canzone
Billy, you’re so far away from home.

Quando cambia il tempo

Quando cambia il tempo

Quando cambia il tempo

(marzo 2008)

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Voce e chitarra: me stesso
Seconda voce: Giuliana Balzano

(capotasto al II° tasto, La maggiore)

Sol Do Sol
Forse troverò il guado allo scorrere del tempo
Re Do
Per adesso risalgo la riva verso la sorgente
Re Do Sol
Del fiume che mi ha di nascosto portato a valle
Do Sol
Nel lungo cammino sui sassi delle sponde
Do Sol
Ogni tanto ripenso ai quadri che ho visto
Re Do Sol
E ancora ricordo così tante sale dopo.

Come vedi mi nascondo dietro qualche tipo di barba
Ma ho ancora il coraggio di cantare canzoni diverse
Come vedi ho paura a rischiare parole per te
E non tengo più il conto delle ore perse
Come vedi è bello anche seduti su una panchina
A raccontarci il nulla che ci tiene tranquilli

Come sai non sono cambiato molto da allora
Ma cerco le viste dall’alto e le salite
Così mi sono costruito questo cielo di carta di vetro
E non ho più paura dei rumori che questa casa fa di notte
Ma quando cambia il tempo non riesco mai a dormire
E non capisco mai se ci sei ancora.

Controluce

Controluce

Controluce

(dicembre 2008)
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Sib                              La2
Il vetro era scuro, l’alba era fredda
Sib                              La2
Tre uomini in giacca, l’aria era ferma
Do7+                          Fa
Non lessero nemmeno i capi d’accusa
Re                                           Sol
Avrei chiesto pietà senza chiedere scusa
Do                              Mim
Frugarono i cassetti di casa mia
Lam                                        Sol
E tra sguardi fissi mi portarono via

Il tribunale sudava fumo e verbali
Montagne di libri e di atti ufficiali
Traccerà il confine fra torto e ragione
Scovare fra le ombre un’assoluzione
Porte, soffitte, polvere, scale
Crepe da cui vederti tornare

La strada, l’ufficio, passi di rabbia
Dalla finestra non vedo che nebbia
Il mio letto ormai non mi fa riposare
Sono troppe le mani da cui devo scappare
E buonanotte, mia notte, notte per notte
Notte dopo notte, dopo notte, dopo notte

La fine davvero non l’aspettavo
Uomini più alti, il mio passo affrettato
La città di schiena, diversa d’aspetto
Il guaito d’un cane e un colpo nel petto

Maledetto sia Copernico!

Maledetto sia Copernico!

Maledetto sia Copernico!

(marzo 2006)

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Voce e chitarra: me stesso
Fisarmonica: Daniela Pelizzaro

Lam Mi
Un tempo avevamo punti fissi
Lam Mi
E tutto ci girava attorno
Lam Mi
Lo spazio non aveva abissi
Lam Mi
Immobile, al centro, il nostro mondo
Rem Sol7
Il punto fermo eravamo noi
Rem Sol7
Tutto il resto di conseguenza
Fa Mi
Il principio e i padroni sempre noi
Fa Mi
Ma poi, dannata conoscenza!
Lam Mi
Maledetto sia Copernico
Lam Fa Mi Lam
Maledetto sia Copernico!

Sapevamo dov’era il paradiso
E lo spazio era solo una risposta
Eravamo saldi in un punto preciso
E non su questa specie di giostra
Il regno di Dio fra le stelle fisse
Non ci aspettavamo che finisse
Non sappiamo mai nemmeno dove siamo
Da quando abbiam scoperto che giriamo
Maledetto sia Copernico
Maledetto sia Copernico!

Un tempo avevamo una terra immensa
Da lottare per conquistare
Un universo cui mostrare potenza
E giganti da massacrare
Guardaci ora ridotti a formiche
Sotto mille bandiere tutte nemiche
A uccidersi per un’aia da spartire
Giusto mezz’ora prima di morire
Maledetto sia Copernico
Maledetto sia Copernico!

Ora che siamo minuscoli e mobili
A cosa valgono le nostre pretese
I nostri amori e i sentimenti nobili
La nostra rabbia e le nostre contese?
Non so più perché continuiamo
Visto il pulviscolo che siamo
Non so già se sia distrazione
Orgoglio o disperazione.
Maledetto sia Copernico
Maledetto sia Copernico!

La guerra del ’15-’18

La guerra del ’15-’18

La guerra del ’15-‘18

Versione italiana di “La guerre du 14-18”, di Georges Brassens, 1961

Re
Da quando l’uomo fa la storia
E si ammazza pien di gioia
Re7
Se fra mille e cento guerre
Fossi tenuto ad indicare
Sol       La7      Re
Quella che preferisco
Sol       Do#7   Fa#m
Risponderei di botto
Re7   Sol        La7      Sim7    Si7
Colonnello io preferisco
Mim La7Re
Il ’15-‘18

Non voglio dire che non ami
Le campagne dei romani
Che mi fan girar le balle
Bouvines e Roncisvalle
Al contrario le riverisco
E in pagella darei otto
Ma colonnello io preferisco
Il ’15-‘18

Sì, lo so, la Reconquista
Non fu affatto pacifista
E con Nelson Bonaparte
Non giocò di certo a carte
Quelle gesta le conosco
Le rispetto e non le sfotto
Ma colonnello io preferisco
Il ’15-‘18

Da quella del quaranta
Non si poteva aver di più
Fu lunga e massacrante
E non ci sputo certo su
E quindi le riconosco
Il bene che ci ha fatto
Ma colonnello io preferisco
Il ’15-‘18

Non voglio poi parlare
Delle guerriglie americane
Guerre sante e resistenze
Di due sole settimane
Ciascuno può piacere
Avrà pure qualche lutto
Ma colonnello io preferisco Il ’15-‘18

Marte ha pronto un nuovo colpo
E prima o poi dal suo cannone
Sparerà una gran delizia
Che mi farà molta impressione
Nell’attesa io rimango
Per quella del 18
Colonnello io vorrei fare Il ’15-‘18

Lettera ad un architetto

Lettera ad un architetto

Lettera ad un architetto
(marzo 2006)

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Re                                          Sol
Insegnami ad avere la tua faccia tosta
Re                                           La
Ad avere sempre pronta la risposta
Re                                           Sol
Insegnami ad avere le donne ai tuoi piedi
Re                                           La
Insegnami un’unghia del Dio in cui credi
Sim                                         Fa#m
Insegnami a fare anche finta di niente
Sol                              La
Ad alzare la mano e dirmi assente
Sim                             Fa#m
Insegnami ad amare di meno
Sol                  Re
Ma meglio di così

Insegnami le pause e a contare le battute
A non rivolere le cose perdute
Insegnami i tempi per battere e parlare
E a parlare senza nemmeno sbagliare
Insegnami i momenti per passare lo straccio
E fare più dritti i segni che traccio
Insegnami a perdere di meno
Ma meglio di così

Insegnami la nuova teoria urbanistica
L’architettura e ogni cifra stilistica
Insegnami i dosaggi, i metri e gli spazi
Per misurare i giorni che passi
Insegnami la statica per non fare cadere
Le case, le balle, il morale, il bicchiere
Insegnami a capire di meno
Ma meglio di così

Insegnami la formula per gli sbalzi d’umore
E dopo le sbronze a non mostrare pallore
Insegnami a non scrivere canzoni e poesie
E non dire parole se non son le mie
Insegnami la santa dignità che possiedi
E dammi i tuoi occhi o dimmi che vedi
Insegnami a pensarci di meno
Ma meglio di così