Category Archives: Poesie in italiano

Nizza

Nizza

Alle medie ho fatto francese con il professor Campi
e ho sempre ascoltato le canzoni francesi
ma ho smesso di parlarlo. Così
fuori allenamento, a Nizza
non mi venivano pronte le cose da dire.
Le parole vengono comunque a mente
lente, tardi, per, a chi dovevo, riferire
e il francese peggiora le cose.
Allora, quando il paninaro
dopo venti minuti che aspettavo un
sandwich a la saucisse
mi accusò di aver saltato la fila
e mi negava il diritto di ingozzarmi
col suo panino da sept euros, s’il vous plait
avrei dovuto voltarmi e dire
a tutti: messieurs et mesdames,
quelqu’un de vous pense d’avoir
etè ici avant moi ? e sbattere in viso
dodici unisoni non a quell’homme de merde.
Invece, invece ho detto
ma va a da’ via ‘l cül e in
barba all’autostima –pauvre de moi
mi sono beccato insulti
e sette euro di panino. Fu invece
più pronto il frasario d’emergenza
quando pestai i sandali ad una donna-balena
che quasi sgarbuzzava al suolo
­­-Madame, je suis désolé, pardonnez-moi!
E lei, senza indulgenza e perdono:
Con, tu me marche sur les pieds!–                [che popolo di merda!]
e io: -alura vat a fa sborà
sbuldruna!-

Non mancò poi l’albergatore
di farci notare che
Italiens, au Tour de France
le Cobra à été piqué, uh?-
con sorriso marcio di grandeur.
C’est un problème…
risposi incassando, ancora.

Ma cosa me lo diceva a fare
a me, dell’affaire Riccò?
so mia su pader
cosa pensava che mi interessasse?
so mia en mudenés, me.

Mio bisnonno Luigi usava
mudenés come insulto peggiore
-testone, arrogante, duro, esibizionista-.
se ved che l’ìa mai cunusì ‘n francès
peuple de merde.

Benvenuta generazione senza futuro
(ma che vantaggio non doversene preoccupare)
mai partita al fronte
mai scappata dai lacrimogeni
mai iscritta ad un concorso pubblico.
Benvenuta: tuo sarà il regno
tua la potenza
ma niente gloria dei secoli.
Ti ciberai di bacche
ma non saprai andare a caccia
costruire capanne
e difenderti dagli animali feroci.
Benvenuta generazione senza futuro
che erediterà la terra
e non saprà che farsene.

[2007]

Dalla mia camera rivolta a sud
guardo le nuvole
ferirmi di sguincio
cercando il nord-ovest.

Pioverà a Ferrara
sul Palazzo dei Diamanti
su Piazza Ariostea.

Io con pazienza
aspetto l’autunno
e nuvole mie.

[2007]

Gli autogrill di notte sono fatti
per i cantanti metal
che succhiano alla notte
buio e rustichelle
con macchine ricolme di strumenti
molto elettrici
e ti guardano come cristi boriosi
fra chiodi e sudore
ordinare il caffè.

Io lo bevo un po’ timoroso
e gli lascio la notte, che è loro.
Guiderò piano fino a casa.

Cuius regio, eius et religio
sani princìpi che non scordo mai.
Li lascio officiare, senza invidia.
[2009]

Esercizio di Stile 2009

Esercizio di Stile 2009

Ogni anno io e il buon Enrico (http://eljerroz.wordpress.com) facciamo un giochetto: ognuno deve lavorare su una poesia dell’altro, secondo regole prestabilite. Il gioco è molto divertente, e poi ci si scambia la roba come pusher di strada. I risultati non sono sempre eccellenti, ma non importa, perché il bello è che si scherza, e si lascia manipolare la propria opera. Niente è più sacro, così, e ci si guarda allo specchio. Ma mica allo specchio del bagno, semmai a quello delle giostre, che ti deforma e ti sussurra che chi lo sa se è giusto quello che dice lo specchio del bagno o quello che dice lui.

Nel 2009, il gioco era che ognuno diceva qualcosa di suo alla maniera dell’altro. Prima la sua, poi la mia.

L’UNA

Gli alieni fanno le cose per bene
perché piegare il grano a cerchi
che sia visibile dal cavalcavia della TAV
è da gente accorta e con un futuro
nel ramo pubblicitario.
Ecco che accorrono i curiosi
e i fedeli in sciarpa gialla
si tengono per mano e pregano
qualche stellare dio contadino
che marchia i campi con palle e righe,
come a segnare il divieto di sosta
o un diritto di precedenza.
La sacerdotessa si rivolge al Beppe
con fare da pacifista spaziale:
lui dovrebbe e non ride, all’erta
per una possibile vendita, per vedere
dove sta la fregatura. E così può anche
andare in pensione, ma mai abbassare la guardia
di fronte agli adoratori di marziani.
chi ha visto la luce dall’alto
o era steso ubriaco e fissava il soffitto
o l’ha confusa con gli anabbaglianti
dei ragazzini, divertiti nel leggere i quotidiani locali
il giorno successivo. Al sindaco neoeletto
il compito istituzionale di rispondere e tacere,
di non mandare i giornalisti ‘a far delle pugnette
alla rovescia’, come recita l’adagio.
si progettava di aprire, se non un bed&breakfast,
almeno un bar con ghiaccioli a 5 euro,
perché pregare rende assetati e il sole di giugno aiuta.
Invece il proprietario del campo batte
perché ormai era il tempo e non si aspetta
il consenso di qualche E.T.: la prossima volta
che mandano un messaggio, siano concisi
e facciano stare tutto in 160 caratteri.

L’ALTRA

Non ho nulla da insegnare
a chi è più giovane di me
giusto tre date
mandate a memoria
e quattro cose che mi danno
quattro diversi colpi
in zone cerebrali che non saprei indicare
-se dio vuole ne farò un mestiere-

A Cristina di là dal muro
un giorno spiegherò
perché è giusto dire grazie
e meglio ancora dire niente.

Mi guarderà come un pazzo
come si guarda quel cane
che salta nel cerchio in cambio d’un osso.

L’è fat a la su manéra
quando mi parlano dietro,
perché a separarmi dal cannibale
è solo l’asse diacronico.

Esercizio di Stile 2007

Esercizio di Stile 2007
Ogni anno io e il buon Enrico (http://eljerroz.wordpress.com) facciamo un giochetto: ognuno deve lavorare su una poesia dell’altro, secondo regole prestabilite. Il gioco è molto divertente, e poi ci si scambia la roba come pusher di strada. I risultati non sono sempre eccellenti, ma non importa, perché il bello è che si scherza, e si lascia manipolare la propria opera. Niente è più sacro, così, e ci si guarda allo specchio. Ma mica allo specchio del bagno, semmai a quello delle giostre, che ti deforma e ti sussurra che chi lo sa se è giusto quello che dice lo specchio del bagno o quello che dice lui.
Nel 2007 io deformai questa poesia di Enrico:

LARGO DO CHADO

al caffè A Brasileira
una bambina bionda parla a Pessoa:
lo saluta, batte la manina
sulla sua (metallica) per rassicurarlo,
raccomandarsi – matjuska per una statua.
io e Marco al bancone beviamo
ginja per il Fado mancato
nei pressi di Travessa de Queimada, in strade
strette da graffiti pericolanti,
negozi minimalisti
di scarpe adidas e borse eastpack
col murales puntiforme e il garage pericolante
come scenario.

E il risultato dello scempio fu questo:

ESERCIZIO DI STILE ALLA PORTOGHESE

A Lisbona due turisti
guardano in una vetrina
oggetti che potrebbero
benissimo trovare
al centro commerciale
4 Venti a Curtatone

Ma a Curtatone non ci sono
statue di Pessoa, ginja da bere
travessa de Queimada

Questo, non il pollice
distingue l’uomo dalla scimmia:
trovare sensi diversi
in identici dipinti
cambiando solo la cornice

Siccome mi sono sempre dimostrato gentile e ospitale nei tuoi confronti
e tenendo conto che in vita mia non ho mai fatto nulla disinteressatamente
sorvolando pure sul fatto che mi attrai parecchio e che forse sto per iniziare ad amarti
considerando che mi ringrazi sempre ma forse ti sfugge il perché del mio atteggiarmi educatamente
ecco, non è certo mia intenzione chiederti di darmela
ma visti questi dati a buon diritto credo che tu dovresti
Concedermela.

[2004]