Category Archives: in italiano

Incubo

Incubo

Incubo
(agosto 2003)

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Sib                  Lam
Ieri sera ho fatto un incubo
Sib                  Lam
C’era un mucchio di gente
Sib                  Lam
Mi urlavano sei un grande
Sib                  Lam
Tirandomi addosso verdura
Sib                  Rem
Ed io scappavo lontano
Fa                    Sol
E loro mi correvano dietro
Do                      Mim    Do       Mim
E quando non avevo ormai più fiato
Fa                                     Mi                   Lam
Mi han detto: canta una canzone

Un gruppo di idealisti
Mi ha detto che ero materialista
Un gruppo di materialisti
Mi ha detto che ero idealista
Ed io gridavo: Cristo, no,
non sono moderato!
E quando piangevo mi han detto
Non sei un moderato: sei un coglione

Poi mi è apparso Dio
E mi ha detto che era tutto uno scherzo
Una penitenza che doveva pagare
Quando perse ai quattro cantoni
Ma deviò le pene su me
Che dopotutto sono suo figlio
Io gli ho chiesto: ti sembra giusto?
Lui mi ha chiesto: ti sembro giusto?

Riempire fogli su fogli
Era la mia occupazione
Ma restarci sopra ogni giorno
Non era né vita né sogno
Mi gridavano agli oreccho
Mi si torcevano addosso
Lasciatemi in pace, rivoglio la pace
Mi han detto: non ti piacerà

Mi han detto che l’uomo è nulla
Se non ha le sue emozioni
Io ero come un automa
E suonavo in un pianobar
Mi hanno licenziato
Perché non sapevo verniciare
Io ho chiesto: cosa c’entra?
E mi han detto: tu non c’entri comunque

Ho bussato con cortesia
Alla porta della mia bella
Lei mi ha aperto stupita
Non pensava di trovarmi lì
Così mi ha offerto l’acido
E l’ho bevuto con piacere
Mi ha guardato sciogliermi lì
E poi ha pulito la sedia

Le pecore

Le pecore

Le pecore

versione italiana di “Les Moutons”, di Jacques Brel, 1967

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Do Lam
Le pecore le odio
Sol Do
Caro il mio pastor
Do Lam
Che siano pura lana
Sol Do
O il mio bel maglion
Lam Mim
Che bruchino in collina
Fa Do
Oppure sull’asfalto
Lam Mim
Portate via dai cani
Fa Sol
O a colpi di bastone
Do Lam
Le pecore le odio
Sol Do
Caro il mio pastor

Le capre le odio
Caro il mio pastor
Che chinano la groppa
Da queste greggi in quelle
Dal gregge nella stalla
Dalla stalla all’ufficio
Preferisco il lupo
L’orso oppure il gufo
Le capre le odio
Caro il mio pastor

Gli agnelli io li odio
Caro il mio pastor
Che vanno via piegati
E dicono di sì
Si trovano tosati
E ridicono di sì
Poi vengon macellati
E ridicono di sì
Gli agnelli io li odio
Caro il mio pastor

Le greggi io le odio
Caro il mio pastor
Che non guardan mai oltre
Al pendio del colle
Che si perdono e s’annegano
Nell’acquesantiere
E se sale il vento
Ti mostrano il sedere
Le pecore le odio
Caro il mio pastor

Re Sim
I pastori io li odio
La Re
Caro il mio pastor
Re Sim
I pastori io li odio
La Re
Caro il mio pastor
Sim Fa#m
Piove piove piove
Sol Re
Attento a stare attento
Sim Fa#m
Attento a stare attento, sai
Sol La
Un giorno belerai
Re Sim
I pastori io li odio
La Re
Caro il mio pastor

Mi Do#m
Le pecore le odio
Si Mi
Caro il mio pastor
Mi Do#m
Che siano pura lana
Si Mi
O il mio bel maglion
Do#m Sol#m
Che bruchino in collina
La Mi
Oppure sull’asfalto
Do#m Sol#m
Portate via dai cani
La Si
O a colpi di bastone
Mi Do#m
Le pecore le odio
Si Mi
Caro il mio pastor

La nebbia

La nebbia

La nebbia

(novembre 2005)

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La nebbia - MasterSilver88

Re       La11          Re7+ La11
Tu che passi da queste parti
Re                   La11    Re
Non pensare alla nebbia
Re       La11          Re7+ La11
Non pensare che copra tutto
Re                   La11    Re
E non avere paura
Sol                              Sim
Noi che qui dentro ci abitiamo
La                   Re
Sappiamo cosa c’è sotto
Solm                           Re
Noi che la mangiamo ogni giorno
Sol                      La11
La sappiamo a memoria

E non credere che sia nuova
Ne abbiamo viste di peggio
E non dire che non ci si vede
Qui non ci si vede mai
Noi che qui dentro ci abitiamo
Sappiamo leggerci in mezzo
Noi la portiamo sul volto
Come una vecchia ferita

Tu che passi da queste parti
Non dire che non vedi le stelle
Non c’è bisogno di vederle
E le stelle non servono a nulla
Ma noi che qui dentro ci abitiamo
Sappiamo lo stesso dove sono
Abbiamo pian piano imparato
A bucare il grigio col dito
Solm                           Re
Abbiamo pian piano imparato
Sol                      Re               La11               Re
A bucare il grigio col dito

Il Becchino

Il Becchino

Il becchino

versione italiana di “Le fossoyeur”, di Georges Brassens, 1952

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La        7          Re       Mi7
Dio sa che in fondo non son cattivo
La        Fa#m               Si7       Mi7
Io non auguro mai la morte a un vivo
La        7
Ma se non si morisse più
Re                   Do#7
Morrei io solo di quaggiù
Fa#mDo#mSimMi7 La
Sono un povero becchino

C’è chi crede che non ho rimorsi
A guadagnarmi il pane addosso ai morti
Ma mi dispiace e con dolore
Li sotterro a malincuore
Sono un povero becchino

E più mi lascio andare ai sentimenti
Più gli amici mi ridono davanti
Dicono: “Che hai, stai male?
Hai una faccia da funerale!”
Sono un povero becchino

Hanno un bel dire che tutto è mortale
Io non lo so trovare naturale!
E mai non mi riesce
A prender la morte come esce
Sono un povero becchino

Mai visto e conosciuto morto addio
Se dal fondo della terra si vede Dio
Digli quanto m’è costata
Quest’ultima palata
Sono un povero becchino

Passaggi

Passaggi

Passaggi

novembre 2005

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Do    /si   Lam    Mim   Sol

Do                              /si                    Lam                Mim                            Sol
Ho paura delle spalle lise delle giacche, delle tacche che segniamo sui mesi
Ho paura dei giorni sui calendari appesi ai muri, dei pesi che spostiamo per non stare fermi
Delle ore che non sappiamo adoperare, del bicchiere sempre così vuoto
Del fuoco che usiamo per giocare, dei giochi che valgono sempre poco
Fa   Sol   Do
Ho paura di te
Sol                  Do
Ho paura del tempo

Ho paura degli abbracci che non so più come dare e delle lancette che ci inseguono sempre
Dei fantasmi che ci mordono di notte, di tutte le parole che ho detto e non sai
Dei giorni che tornano ogni anno senza tornare mai, delle piogge stagionali in cui mi sono perso
Di un mischiare di nuvole il cielo per farlo sembrare diverso e del velo che è meglio non strappare
Ho paura di te
Ho paura del tempo

Ho paura degli uccelli che migrano in stormi, dei respiri che conto per non scompormi
Di un brindare al domani col bicchiere di ieri, dei sentieri che seguo per perdermi
Di ogni matita che tempero e gomma che consumo, del fumo che avvolge i più saggi
Dei viaggi che faccio per restare fermo, dell’inferno che è ora, nel dileguarsi d’un’ora
Ho paura di te
Ho paura del tempo

L’asso nella manica

L’asso nella manica

L’asso nella manica

novembre 2004

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Re                                           Do
Sognai un rinoceronte nella mia camera da letto
Re                                           Do
Che ansimava perché era legato troppo stretto
Re                                           Do
Allentai le corde e gli montai sulla groppa
Re                               Sol                  Re                   Do
Io non lo sapevo ma nei miei sogni, il rinoceronte galoppa

Mi                                           La
Ed ero troppo stanco per continuare a sognare
Mi                               La
E c’era un treno per me alla stazione
Mi                               La
Allora mio padre mi venne a svegliare
Mi                   Si7       La        Mi
E mia madre pensò: che figlio coglione
Fa#m                          Re       Mi
Sogna rinoceronti, ma come si fa?
Sim                 La        Re
vecchia mia, mi manchi, tutto qua
Sim                 La        Re                               Sim      La        Re
E che freddo, che freddo che fa

Ed ero in mezzo ad un mare di guai
E qualcuno mi urlò: rema forte e uscirai
Io cominciai a vogare ma restavo sempre fermo
I remi non affondano un mare di marmo

Ed ero troppo stanco per continuare a remare
E c’era mio zio che mi aspettava giù al porto
Allora Fabiola mi venne ad aiutare
Ed Elena disse: comunque avevi torto
Un mare di marmo? An créd mia!
E vecchia mia, mi manchi, che vuoi che sia?
E che freddo, che freddo che fa

Qualcuno giocò male le sue carte migliori
Pescando dal mazzo solo fanti di fiori
Sono convinto che l’asso nella manica c’è
Mi immergerò a cercarlo tra Dover e Calais

Ed ero troppo stanco per continuare a giocare
Allora chiusi il mio mazzo e lasciai libero il posto
E la cameriera uscì dal bar e mi venne a inseguire
Dicendo del suo whisky ha lasciato qui il resto
Mi tocca anche dire gentile signore
E vecchia mia, mi manchi, lo dico di cuore
E che freddo, che freddo che fa

…mon semblable, mon frère

…mon semblable, mon frère

…mon semblable, mon frère

maggio 2005

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Do                                    Mim
Per me che ho amato la morte
Fa                                          Sol
Questa morte è una maledizione
Do                                          Mim
Non riesco a muovermi e parlare
Fa                                                Sol
Dio, trovarmi in questa situazione!
Fa                                   Sol
Io che ho cantato sifilide e puttane
Fa                               Do
Assenzio, droga e vino
Fa                                    Sol
Morir così non mi par nemmeno vero
Fa                                               Do
Fermo e muto ti guardo qui vicino
Re                                                                             Do
E Théophile riderebbe di certo a vedermi così
Sol                                           Fa
E forse di tutta la mia poesia
Sol                                     Fa                                          Do
La migliore è questa morte che non è soltanto mia

Io che ho scopato le attrici più puttane
E ho amato le puttane più attrici
Le ho perse tutte nelle rime
Sulla scena e per la strada
E se il vino ci avvicina a Dio
La droga ce lo portava qui
E il vecchio capitano aspettava all’angolo
Ma non s’aspettava di trovarmi così
E l’arciere se la ride di sicuro se mi guarda da su
E forse di tutta la mia vigliaccheria
La più grande è questa morte che non è soltanto mia

Immobile e muto come se fossi già
La statua dell’ombra di me stesso
Rimandi la morte ancora un po’
Madre che mi stringi nel tuo abbraccio
Che sei corsa più alla svelta
Di quanto io sia scappato da te
E vorrei parlarti ma non posso
E vorresti anche un perché
Ho paura perché questa nave ha un porto più sicuro qua
E forse di tutta la mia poesia
La migliore è questa morte che non è soltanto mia

Scrivete soltanto Charles Baudelaire
Vissuto nell’abbraccio della morte
Morto nell’abbraccio di sua madre

[9-4-2010: Se Baudelaire fosse ancora vivo, oggi compirebbe 179 anni. Purtroppo, è morto a 46 anni, permettendo a chicchessia di scrivere qualsiasi cosa su di lui per i restanti 133 anni]